Vi riportiamo un interessante articolo pubblicato sul Corriere della Sera (edizione di Bologna) martedì 9 giugno 2015, a proposito dell’attività dell’ospedale Sant’Orsola e di come orientarsi al meglio nel mare di informazioni che attualmente si trova a proposito di celiachia. Buona lettura!
Star bene solo senza glutine
La celiachia in cerca di verità tra moda e rimedi online
Al Sant’Orsola c’è un ambulatorio che segue decine di pazienti.
Con alcuni esami si verifica se la dieta sta avendo efficacia
Celiachia una patologia di moda. Forse troppo. Se ne parla molto, ma c’è anche molta confusione sul tema. Ne sanno qualcosa all’ambulatorio dedicato alla celiachia del policlinico Sant’Orsola, tra i primi ad aprire in Italia grazie a Umberto Volta, tra gli antesignani in questo campo di studio. “Oggi se ne parla molto anche per merito dei medici che hanno fatto campagne di informazione -spiega Alessandro volta medico internista e gastroenterologo, referente dell’ambulatorio- un tempo si diagnosticava la malattia solo nei casi più gravi, quelli con 30 – 40 scariche diarrotiche, adesso questa malattia spiega anemie insolite o osteoporosi di vitamina D”.
La celiachia è una patologia che provoca una reazione autoimmune dell’intestino tenue, causata dal glutine, la parte proteica del grano. Viene scatenata, oltre che dal grano, dall’avena, dall’orzo, dal kamut. Non contengono glutine invece il grano saraceno, il mais, la quinoa e l’amaranto. I sintomi sono di vario tipo: si va dalla diarrea al dimagrimento, dall’osteoporosi non giustificata dall’età all’anemia, da manifestazioni di meteorismo intestinale. “Oltre la forma classica – spiega Venturi ci sono altri tipi di celiachia, quella potenziale ad esempio che dà gli anticorpi positivi ma senza lesioni intestinali, o quella atipica con manifestazioni extra intestinali”. L’incidenza di questa malattia è piuttosto alta, 1 su 100 persone ne è affetta, anche se quelle diagnosticate sono molto meno.
Che fare? La regola numero uno è eliminare dalla dieta tutti gli alimenti con il glutine, a cominciare da pane, pasta, biscotti, pizza.
Questo basta per conviverci senza problemi perché le forme complicate da altre patologie sono davvero poche. “Celiaci si diventa -mette in guardia Venturi- c’è una predisposizione genetica ma ci deve essere un fattore che scatena la malattia. E può bastare una banale infezione virale”. Una volta diagnosticata la malattia, il paziente deve seguire una dieta e farsi controllare dopo sei mesi e poi dopo un anno, controllando autoimmunità, densità ossea e anticorpi. Solo così si può verificare se la dieta seguita è giusta e sta avendo effetto. “La completa assenza di glutine è difficile da ottenere -chiarisce Venturi- ma ogni paziente ha un budget da spendere per una dieta gluten free. In ogni caso è cresciuta molto la sensibilità verso questo genere di problema e diversi ristoranti si sono attrezzati con piatti per celiaci. Attenzione però: non si tratta di allergia al grano e non ci sono pericoli di shock anafilattico. Ci sono disturbi legati alla risposta immunitaria dell’organismo”.
Attenzione al mare di informazioni e diete che Internet offre. “È meglio rivolgersi al proprio medico o all’Associazione Italiana Celiachia che fa un ottimo lavoro”, conclude Venturi.
La diagnosi per celiachia viene fatta con rigore e porta a una certificazione che dà diritto all’esenzione per alcuni esami e a un bonus per l’acquisto di prodotti. Purtroppo per le visite a Santorso i tempi d’attesa sono lunghi.
Marina Amaduzzi